(riferimenti tratti dall'e-book Crepuscolo dell'uomo di Gutenberg)
A un
certo punto McLuhan definisce la questione mediologica come la «strutturazione
gutenberghiana della realtà»[1].
L’autore cioè stabilisce un legame, un nesso, fra la realtà e il modo di
comunicare, ovvero forse più in generale: fra la realtà e la tecnica, in quanto
strumentale. (E io aggiungerei: realtà e percezione, ricordando Berkeley.)
È che
nel tramonto della cosiddetta print culture la rielaborazione della realtà - e la realtà che non è più una e si espande - assume
un ruolo rilevante.
Ovvero:
che le macchine non da oggi si lascino configurare e riconfigurare non è una
prova del loro banale assoggettamento all’uomo e invece di altro, la cui coscienza,
al di là delle parole, non è perfettamente tale.