Tale è il tempo, vacillante non da oggi, sino a rischio d’inesistenza, sotto i colpi ad esso
inferti dalla fisica e dalla filosofia, quanto
ci è consentito distinguere, con riferimento alla teoria della memoria, fra
memoria storica e memoria digitale.
La seconda si addice propriamente alla nostra epoca, di comunicazioni "in rete"; la prima nasce in modo critico con l’umanismo storico; essa anche però non è riducibile all’umanismo ma si aggira nel traditur della mente personale o di quella popolare; è cioè sia scritta e documentata sia parlata.
La seconda si addice propriamente alla nostra epoca, di comunicazioni "in rete"; la prima nasce in modo critico con l’umanismo storico; essa anche però non è riducibile all’umanismo ma si aggira nel traditur della mente personale o di quella popolare; è cioè sia scritta e documentata sia parlata.
La teoria della memoria è antica e origina dalla
filosofia greca, allorquando questa trae da certo misticismo o spirito
religioso determinati contenuti. L’importanza della questione viene in risalto
con i presocratici, secondo i quali: «niente maggiormente importa per la
scienza, l’esperienza e l’intendimento, della capacità di memorizzare»[1].