giovedì 31 luglio 2014

Dalla ghiandola pineale all'abenula



Si legge in “R.it Scienze”, per gentile linkaggio di una valente psicoterapeuta in FB, qualcosa sulla fisiologia e non solo del … pessimismo, ovvero: «C'è un piccolo spazio nel nostro cervello, una parte evolutivamente "antica", dove pessimismo, sensazioni negative e umore cupo tendono a essere predominanti. A mappare questi processi è una ricerca dell'University College di Londra pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences. Lo studio dimostra per la prima volta che l'abenula, una piccola regione triangolare dell'epitalamo, è la zona del cervello dove vengono elaborati i pensieri negativi sugli eventi futuri. Una sorta di "motore" del pessimismo che si mette in moto davanti a determinate situazioni. Grazie alla risonanza magnetica del cervello di 23 volontari sani, i ricercatori hanno verificato come l'abenula si attivi in risposta alle immagini associate a scosse elettriche dolorose. Mentre non "lavora" quando ai volontari sono stati sottoposti scenari più rassicuranti. Precedenti studi sugli animali hanno rilevato che l'attività dell'abenula sopprime la dopamina, il neurotrasmettitore prodotto dal cervello in risposta a stimoli piacevoli».
Ora io mi domando: Voltaire o Leopardi possono essere spiegati così? Ovvero: dov'è che l'animo cessa di essere influenzabile, o il pensiero sorprendente, a causa del corpo, dal quale pure essi non possono non dipendere? - Certo che in un'epoca d'Intelligenza Artificiale certi interrogativi possono ritenersi d'obbligo. - 
E poi mi chiedo: potrei essere io “pessimista” pur in presenza di condizioni di vita piacevoli e non dolorose o stressanti? E ancora: chi giudica pessimistici i miei pensieri o le mie previsioni sul futuro, con quale attendibilità si esprime? Poiché certo non basta che egli mi dia la sua nozione di pessimismo… magari senza darmene una del principio di realtà o del famoso motto: verum ipsum factum